Il bullismo è una cosa seria.
Sembra quasi un gioco.
C’è il ragazzino grassottello, timido, povero, malato. La vittima predestinata è la diversità. Invece i bulli sono tutti uguali: invasati, privi di empatia, narcisisti che esercitano la propria forza per nascondere la debolezza.
Quanti casi di bambini bullizzati, aggrediti, ridicolizzati. Che tornano a casa con evidenti segni sul corpo, anche se i più tragici sono nell’animo. E già, perché l’animo di un bambino è una tela bianca che non dev’essere sporcata dalla cattiveria, dalla poca educazione.
Si cari miei, un bullo prima di essere tale è un “figlio di famiglia”, si spera perbene. Dove il rispetto è la prima regola come lavarsi le mani. Ecco che molto spesso genitori e insegnanti se ne lavano le mani.
E lasciano questi figli ad essere gestiti dalla strada. La stessa strada che investirà chiunque e qualunque cosa, emozioni e buon senso.
Vessare, abusare un altro essere umano più fragile è un abominio contro Dio, contro gli uomini. I bambini vanno protetti, ma soprattutto educati al vivere civile.
Io stessa sono stata bullizzata per tutta la mia vita. “Storpia, zoppa”, ecc. ecc.. Risuonano nella mente, ricevute spesso da bambine. Perché la cattiveria non ha sesso, né identità, indefinita amorale. Tornavo a casa e piangevo, piangevo tanto da sentirmi male, sopraffatta dal dolore. Da una vita che mi voleva “schiava e prigioniera dei pregiudizi”.
Mi sono liberata con gli anni dei rapporti nocivi, finti, malati, cattivi. Nessuno è così potente da farvi annegare, imparate a nuotare nel mare di questa vita senza paura! Siate ciò che siete e non c’è nulla di meglio al mondo, respirate l’unicità della vita che vi è stata donata.
E tu “bulletto da quattro soldi” quella che oggi chiami “puttana” magari è stata violentata.
Quel ragazzo che chiami “maiale” forse come unico rifugio ha il cibo.
Quella ragazza che tu chiami “storpia” magari vorrebbe correre insieme a te.